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don_chisciotte don_chisciotte, 18/01/2014 — Consiglio a tutti ogni tanto di prendersi un po' di "riposo" dall'utilizzo costante e sfrenato dei mezzi tecnologici che abbiamo quotidianamente a disposizione. Principalmente mi riferisco a telefono cellulare, computer, televisione, internet automobile etc Se e' vero che tutta questa tecnologia ci aiuta in molti aspetti della nostra vita non dobbiamo dimenticarci che non siamo nati col cellulare ed il pc e che quindi possiamo anche farne a meno ogni tanto. Limitare l'uso di cellulare / pc / automobile aiuta a riscoprire la nostra vera natura di esseri umani prima di tutto nel rapporto con noi stessi e di conseguenza con l'ambiente e con gli altri. Proviamo quindi a razionalizzarne l'uso cercando di non essere sempre e costantemente "connessi" ma trovando spazio anche per noi stessi e soprattutto nella realta' e non solo davanti ad uno schermo. Limitiamo il tempo dedicato alla TV (se proprio non riusciamo ad eliminarla...), proviamo una volta ogni tanto ad uscire di casa senza il cellulare (quando sappiamo non essere strettamente necessario...sembra che non sia piu' possibile non averlo con se!), colleghiamoci ad internet meno spesso e quando lo facciamo imponiamoci un tempo massimo di utilizzo, non prendiamo sempre l'automobile per spostarci se e' possibile anche andare a piedi o in bici perche' la distanza da coprire non e' molta. Stabiliamo o ristabiliamo i rapporti con i vicini ed i veri amici (i veri amici sono pochi e non i centinaia di facebook...), facciamo una passeggiata in mezzo alla natura (va bene anche un semplice campo vicino a casa) ma senza il cellulare e osserviamo con calma tutto cio' che ci circonda. Credo che la valorizzazione di tutti questi semplici aspetti oggi come oggi sia fondamentale per uscire dalla realta' virtuale e apprezzare di piu' tutto cio' che di bello ci circonda e che abbiamo a portata di mano ma che spesso ci sfugge. Tutto cio' inteso sia a livello di semplici attrattive naturalistiche sia come relazioni sociali dirette e non filtrate. In un certo senso riscopriamoci bambini e... infanghiamoci le scarpe. Abbiamo perso il contatto diretto con la terra nel verso senso della parola, vivendo in un contesto di solo cemento e tecnologia. Ritorniamo a vivere meglio!

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Se un mio amico un venerdi sera ha richiesto la mia presenza via sms ad una riunione importante per il mercoledi successivo alle 20.30 ed io gli ho confermato, sempre via sms, con certezza la mia partecipazione il sabato mattina, perché lui il mercoledì pomeriggio (giorno della riunione) lui mi rimanda un sms per ricordarmi che la sera stessa mi aspetta? Questo vuol dire due cose secondo me: 1- che lui comunque non è ancora sicuro della mia presenza nonostante gliela abbia confermata con certezza, sente l'esigenza di ricordarmelo perché non è tranquillo al 100% che verrò 2- che lui non ha piena fiducia in me e pensa che potrei dimenticarmene.

Probabilmente se venerdì sera mi avesse chiamato, anziche' mandarmi un sms, e avesse sentito dalla mia viva voce la conferma che io sarei venuto, ‎allora non sarebbe stato così apprensivo. 

Comunque in generale ho notato che questo fatto dell'ansia e' abbastanza diffuso nelle persone, relativamente all'avvento del cellulare e della comunicazione telefonica "costante", in quest‎i due casi principali (ma ce ne sono altri che non sto ad elencare per non essere troppo prolisso): 1- quando si chiama una persona cara e non risponde, subito si tende a pensare che sia successo qualcosa di brutto (magari uno è in bagno, sta facendo la doccia, l'amore o altro e il chiamante si preoccupa per nulla). 2- quando ci entra una chiamata di qualcuno che non sentiamo quasi mai, molto spesso pensiamo che sia per darci una brutta notizia (ed invece magari è il contrario), cioè tendiamo sempre a pensare in negativo e rimaniamo in apprensione per quei pochi secondi prima di rispondere. Almeno una volta, quando avevamo solo il telefono a casa, non sapevamo mai a chi corrispondeva lo squillo della chiamata e rispondevamo e basta senza pensare "ancora! cosa vuole adesso questo", " oddio chissà perché mi chiama,cosa' sarà successo", etc tutti piccoli momenti di ansia, generati dalla comodità e dal progresso della comunicazione telefonica moderna.

Io non sto dicendo che dobbiamo tornare all'eta del telegrafo eh, sto solo facendo un'analisi (sempre a mio modo di vedere) delle "paranoie" dell'uomo super tecnologico!

irene70 - disiscritto
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Confesso che, potendo, distruggerei il telefono fisso, mobile, interstellare, tutto: a me il telefono, da sempre, crea moltissima ansia (da giovanissima ci fu una specie di stalker – anche se all’epoca non li chiamavano così- che mi fece odiare già il telefono fisso). Comunque mi sa che siamo in tanti un po’ paranoici col telefono, in moltissimi il telefono genera ansia, sia per chiamare sia per rispondere e in effetti se non si vedesse il numero di chi chiama quasi quasi ci sarebbe meno ansia/aspettativa/paura: al di fuori del lavoro, se uno vuole, risponde se invece è occupato in occupazioni più piacevoli, no. Tutta quest’ansia forse arriva proprio dal fatto che ci sentiamo in dovere di essere SEMPRE reperibili.

 Però secondo me quel tuo amico semplicemente deve aver avuto parecchie persone che si erano dimenticate di appuntamenti, in precedenza. E quindi ora sistematicamente manda un richiamo, come fa il dentista per la pulizia semestrale.

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Eh si, lo che siamo in tanti paranoici col telefono, perciò ho scritto questo post. Però che ridere, proprio adesso mi ha chiamato mio papà al cellulare perché suonava il suo telefono fisso a a casa ma non ha potuto rispondere e pensava fossi io. E Adesso cosa fa? Chiama tutti quelli che gli vengono in mente che avrebbero potuto cercarlo? Che ansia!!!

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10 automobili in fila di fronte alla scuola media.

In ogni auto un genitore attende il figlio che esca da scuola.

Finestrini chiusi.‎

8 genitori osservano/scrivono sul telefono cellulare.

1 genitore‎ parla al telefono.

1 genitore attende senza fare nulla.

Questo "scenario" mi ha fatto, come sempre, riflettere. Non si parla più tra di noi e, anche se non ci si conosce, non c'e' voglia di conoscere persone nuove. Ognuno pensa ai fatti suoi (non che bisogna farsi i fatti degli altri ma, parlo di socialità). L'unico genitore che non era impegnato al cellulare, anche volendo uscire a far due chiacchiere con qualcuno non avrebbe trovato riscontri e forse, avrebbe anche avuto timore di disturbare. Spero che prima o poi gli uomini arrivino ad un'assuefazione tale al cellulare da sentire nuovamente l'esigenza di starne senza, almeno in determinati contesti.

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Non so se avete notato che ultimamente, a seguito della rapida evoluzione del fenomeno tecnologia ‎digitale, ci sia una grande euforia un po' in tutti i settori per arrivare ad automatizzare tutto o quasi della nostra quotidianita' sia nell'ambito delle attivita' lavorative che del tempo libero. Si leggono molti articoli sui quotidiani, si vedono servizi sui TG, si parla di nuove invenzioni presentate in fiere specifiche di settore, start-up, applicazioni nuove per il telefonino che consentono di fare questo o quello in una infinita proposta che, purtroppo, comprende anche moltissime inutilità e funzioni superflue. Io sono a favore dell'utilizzo intelligente della tecnologia e contrario all'abuso della stessa. Ad un ingegnere intervistato durante la presentazione della Smart City, la città dove quasi tutto sarà programmato/automatizzato, dove ogni oggetto e persona saranno monitorati da telecamere/sensori e altre diavolerie e stato chiesto:"ma con tutta questa automazione l'uomo che fine farà?". La risposta è stata:"l'uomo sarà finalmente più libero e vivrà più felice".

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Sembra che dal 2019 diventeranno obbligatori i seggiolini per auto con allarme. Una nuova legge obbliga infatti i genitori con bimbi fino a quattro anni‎ a dotare ovetti e sistemi di tenuta di sensori collegati allo smartphone. Per evitare tragedie assurde (cioe' dimenticarsi il bambino in macchina...). Praticamente il seggiolino ha un dispositivo che invia messaggi al cellulare se ci si allontana mentre il bimbo è ancora nell'abitacolo.

Io sinceramente non avrei mai immaginato che potessimo arrivare a certi livelli e che si possa riuscire a rendere il genitore totalmente dipendente dallo smartphone relativamente al figlio. Non ci dovremo nemmeno preoccupare se abbiamo il figlio in macchina oppure no, tanto ci avviserà lo smartphone se ce lo siamo dimenticato....assurdo! ‎

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Posto qui questa analisi molto esauriente. ‎

‎Social Network e vanità: da Narciso all'ansia cronica

valeriarandone.it

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Sulla fiancata di una Volkswagen Polo di una concessionaria ho visto la pubblicità degli innovativi optionals della vettura. Si tratta del "rilevatore di stanchezza" (che ti invita a fermarti ed a bere un caffè, davvero c'e' l'immagine della tazzina...), della "frenata automatica" e del "riconoscimento pedoni". Sarebbe da capire come funzionano esattamente questi meravigliosi optionals. Perché mi viene da pensare che con questi dispositivi di sicurezza una persona al volante si senta libero di distrarsi ancora di più dalla guida (magari scrivendo sul cellulare...) tanto ci pensa il computer a riconoscere il pedone e a far frenare automaticamente il veicolo. Io non mi fiderei e se fossi un pedone mi sentirei maggiormente in pericolo. Credo che stiamo demandando un po' troppo alle macchine ed ai computers ciò che sarebbe solo di competenza dell'essere umano.

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Qualche giorno fa ricevo una e-mail da un mio cliente il cui oggetto era "telefonata". Nel messaggio mi chiedeva la mia disponibilità per una telefonata per poi definire un incontro/accordo etc. Subito il mio pensiero è stato:"ma perché non mi ha telefonato direttamente anziché mandarmi una e-mail per chiedermi disponibilità per una telefonata? Se ho un telefono serve appositamente per chiamarmi, giusto? E se sono occupato in quel momento gli risponderò dicendogli che lo richiamero' il prima possibile etc. Quindi ho chiesto il parere di un mio amico che è molto più "dentro" di me sulle nuove tendenze della comunicazione digitale (in effetti io in realtà ne sono più fuori che dentro) e mi ha confermato che si', adesso si usa molto mandare una e-mail preventiva alla telefonata. E per fortuna che la comunicazione digitale dovrebbe velocizzare i rapporti commerciali! Se fosse per me con questa persona avrei già parlato, discusso e trovato possibilmente un accordo. Mentre adesso sono ancora qui che aspetto che mi chiami dopo che gli ho risposto alla sua e-mail d richiesta di disponibilità per una telefonata. Nessuna fretta per carità, ma vedete come stiamo diventando troppo comunicativi per niente!

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Rileggete il commento qui sopra. Sono passati 6 mesi e la telefonata non mi è mai più giunta...‎

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In generale, oggi sembra più importante fissare un attimo gradevole in digitale che viverlo consapevolmente. Ogni istante, ogni esperienza va condivisa e commentata. Ma con questo bisogno di documentare sempre tutto, non aumenta anche la vaghezza di ciò che viene documentato? E in parallelo non aumenta anche il disinteresse per ciò che viene documentato? Quel che resta e' una quantità di tempo sprecato e una montagna di spazzatura informatica.‎ Tratto da ‎ "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎. ‎

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"Porta la TV in cantina e lasciala li una settimana. Al suo posto metti un quadro. Chissà quando andrai a riprenderla".‎Tratto da ‎ "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.  Vedi anche la Buona Pratica www.contiamoci.com/p/154:spegni-la-tv-accendi-il-cervello‎

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"Invia a una persona cara un bel biglietto di auguri per il suo compleanno e aggiungi un paio di righe scritte a mano invece di farle gli auguri online‎. Sei un amico, non un contatto". Tratto da ‎ "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎. 

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"Lascia il tuo numero di telefono alla ragazza carina del bistrot invece di aggiungerla alle amicizie di facebook. Mica ti interessa essere un amico come tanti". ‎ Tratto da ‎ "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎. 

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"Dopo una buona cena al ristorante, chiama il cuoco al tuo tavolo e fagli i complimenti invece di lasciare commenti positivi sul sito del ristorante".‎ Tratto da ‎ "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.  ‎

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"Togliti gli auricolari quando vedi dei musicisti di strada. Goditi questo concerto all'aperto. Sostieni i musicisti con qualche monetina".‎ Tratto da ‎ "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎. Vedi anche la Buona Pratica contiamoci.com

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"Telefona invece di spedire e-mail. Assapora la vivacità di una voce".‎ Tratto da ‎ "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎ 

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"Bevi il primo caffè della giornata leggendo un giornale ‎oppure in compagnia del tuo partner, ma non davanti al computer". Tratto da ‎ "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎ 

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"Spegni tutte le luci e passa una serata a lume di candela".‎ Tratto da ‎ "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎  ‎

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"Segui una donna affascinante con lo sguardo e non su Twitter, Facebook o Instagram‎". Tratto da  "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎ 

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"Al posto del tablet, prendi il vassoio e porta la colazione a letto a qualcuno che ami".‎ Tratto da  "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎ 

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"Spegni tutti i dispositivi elettronici per due ore al giorno. Dedica il tempo libero a qualcosa di veramente importante".‎ Tratto da  "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎ 

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"Scrivi una lettera d'amore. Se non sei innamorato scrivine una lo stesso".‎ Tratto da  "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎ 

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"Diventa mono-tasking"‎ Tratto da  "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎ 

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"Chiedi l'ora a uno sconosciuto".‎ "Chiedi la strada a uno sconosciuto".‎ Tratto da  "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎ 

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"Evita i caffè che publicizzano Free Wi-Fi. Cercane uno Wi-Fi Free".‎ Tratto da  "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎  ‎

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"Usa una sveglia analogica. La prima cosa che vedi al mattino non dovrebbe essere un display".‎ Tratto da  "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎ 

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"Sottraiti! Liberati dalla convinzione di dover essere raggiungibile 24 ore al giorno, 7 giorni su 7".‎ Tratto da  "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎ 

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"Scrollati di dosso la sensazione di perdere qualcosa se non senti il bip del cellulare".‎ Tratto da  "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎  ‎

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"Al ristorante non appoggiare il cellulare sul tavolo".‎ ‎Tratto da  "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎ 

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"Fai nuove conoscenze quando esci da solo invece di startene al bar con la testa curva sullo smartphone".‎ Tratto da  "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎ 

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"Impara una poesia a memoria".‎ Tratto da  "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎  ‎ ‎

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"Lascia al tuo partner un bigliettino sul tavolo della cucina invece di mandare un sms"‎. Tratto da  "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎  ‎

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"Rifletti su quello che devi fare al computer prima di accenderlo. Se non ti viene in mente niente, lascialo spento".‎ Tratto da  "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎ 

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"Sii il navigatore di te stesso e memorizza il percorso".‎ Tratto da  "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎  ‎

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"Fai tu le tue esperienze invece di leggere online quelle degli altri".‎ Tratto da  "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎ 

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"Fai un complimento a una persona. Dille cosa ti piace di lei invece di inviarle un "mi piace".‎ Tratto da  "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎ 

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"Trascorri un'ora libera al parco. Non davanti alla TV".‎‎ Tratto da  "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎ 

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"Sali in tram con un libro invece di trascorrere il viaggio è l'attesa giocando con lo smartphone".‎ Tratto da  "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎ 

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"Volgi l'ultimo sguardo della tua giornata al tuo partner, non al tuo smartphone"‎ Tratto da  "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎ 

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"Calcola a mente piccoli importi"‎ Tratto da  "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎ Vedi anche la Buona Pratica contiamoci.com

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"Calcola a mente piccoli importi"‎ Tratto da  "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎ Vedi anche la Buona Pratica contiamoci.com

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"Fidati della tua memoria. Tieni a mente l'orario del treno o l'inizio di una riunione"‎ Tratto da  "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎

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"Usa la funzione di logout ed esci dalla tua casella di posta elettronica. In fondo non stai tutto il giorno davanti alla cassetta della posta di casa tua aperta"‎ Tratto da  "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎

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"Sii egoista. Non devi condividere ogni istante. Goditi un attimo di piacevole solitudine".‎ Tratto da  "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎

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"Al mattino per prima cosa apri la finestra, non windows"‎ Tratto da  "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎.‎

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Ho trovato in libreria un libricino simpatico intitolato "Manifesto per una vita analogica" scritto da Julius Hendricks - Edizioni Corbaccio 2016‎. Per ogni paginetta vi è un consiglio per vivere bene staccandosi gradualmente dalla tecnologia. Ve ne riporterò qualcuno nei prossimi commenti a questa Buona Pratica.

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Aforisma: "Che strana questa cosa che siete nel mio smartphone, ma non nella mia vita".‎

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Aforisma:"La vita è quella cosa che ti accade quando alzi gli occhi dal tuo smartphone e guardi gli altri che guardano i loro smartphone".‎

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Aforisma:"Oggi un’amica al bar si è accorta che ho gli occhi verdi. Ed io ce li ho da sempre così. Lei, invece, aveva il cellulare scarico".‎

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Aforisma:"Una volta avevo una vita. Ora ho uno smartphone e una connessione wi-fi".

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Segnalo questo titolo che ho visto in libreria, relativamente ai danni fisici che potrebbero provocare all'uomo i dispositivi digitali: "Troppo Connessi?" di Martin Blank, Edizioni Macro 2016. Cellulari, smartphone, wifi, dispositivi elettrici. Le verità scientifiche sui pericoli delle radiazioni elettromagnetiche per la nostra salute.

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INTERNET: E' indubbio che il bombardamento di informazioni che giungono da ogni parte della Terra allontana dall'attenzione dei problemi di ciascuno di noi e dei nostri vicini. Sappiamo molto dell'Africa e poco di nostro figlio o nipote. Internet ci porta non solo dentro le notizie lontane, ma in mondi lontani, come se vivessimo fuori dalla nostra realtà quotidiana, che finisce per sembrarci monotona e persino banale. E' necessario non scappare dalla nostra dimensione "povera" per non perderci del tutto e rimanere sconosciuti a noi stessi. Vale a dire che i mondi virtuali ci seppeliscono, e viviamo nel "come se", non nel "come è".‎ (Vittorino Andreani, La gioia di pensare - elogio di un'arte dimenticata, Rizzoli 2017).

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Alberto Angela: "[...] Gli inquinamenti, le crisi di risorse, la sovrappopolazione, i rischi nucleari sono solo alcuni dei principali sottoprodotti in questa "forbice" tra tecnologia e cultura,una forbice che continua a divaricarsi. In altre parole, non meritiamo (mediamente) la tecnologia di cui disponiamo. Perchè?

Perchè una società industriale (o post-industriale) non può essere costituita solo da macchine, fertilizzanti, centrali elettriche, antibiotici, elettronica, ruspe ecc. Deve essere obbligatoriamente costituita anche (e soprattutto) da educazione diffusa, capacità di controllo e di gestione, politiche adeguate, "anticorpi" di vario tipo, ecologici, etici, comportamentali e giuridici, "centri di eccellenza", comprensione delle conseguenze dei vari interventi, capacità continua di auto correzione, rapidità nel riequilibrare le distorsioni, o eventualmente nel modificare la rotta ecc.

Senza tutte queste cose (e molte altre) le tecnologie, anche le più utili, possono rapidamente trasformarsi in veleni e in strumenti di degrado per il Pianeta nel suo insieme. [...] La sola strada percorribile è quella di realizzare forti "iniezioni" di educazione nei sistemi umani, utilizzando nel modo più creativo tutti gli strumenti disponibili. A tale prospettiva però si oppone un'allarmante inerzia ed indifferenza, sia nei Paesi ricchi che in quelli poveri."

 

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La generazione touch non esiste!‎

di Daniele Novara ‎‎

Si sente continuamente parlare di “generazione touch”: bambini e ragazzi nascono oggi immersi in una realtà fatta di telecomandi, orologi, smartphone, tablet, pc, connessioni superveloci, ereader, app e schermi touch screen di ogni ordine dimensione e colore, e per questo sono stati definiti una generazione in grado di ‎connettersi al mondo grazie al tocco di un dito.‎ È un’idea che affascina e spaventa, anche perché ci troviamo per la prima volta di fronte a una generazione più competente di quella che l’ha preceduta: insegnanti e genitori arrancano dietro a bambini che sanno già muoversi dentro e attraverso tecnologie che gli adulti quasi non conoscono.

Ma attenzione: quella “generazione touch” è un’idea creata dal marketing. È il marketing che preme per invadere la realtà di strumenti vantandone potenzialità in termini di apprendimento che sono ancora tutte da dimostrare. Anzi, per essere precisi, l’evidenza scientifica ma anche quello che oggi pedagogisti, logopedisti, insegnanti osservano tutti i giorni, segnala piuttosto proprio nella fascia d’età 0-6 anni la deprivazione di alcune competenze fondamentali. La “generazione touch” non sembra essere una generazione sana.Uno studio presentato nel 2014 al Congresso annuale della Pediatric Academic Societies che si proponeva di verificare l’efficacia delle App cosiddette “educative” in termini di sviluppo cognitivo nella fascia d’età 0-3 anni, ha concluso che non solo non c’è alcuna differenza in termini di apprendimento tra bambini che utilizzano dispositivi touch e quelli che non li usano, ma anche che i bambini che giocano con app non educative (Angry Birds, fruit Ninja, ecc.) presentano ritardi nello sviluppo del linguaggio. E l’aumento esponenziale delle diagnosi dei disturbi dell’apprendimento registrato negli ultimi anni (disgrafia, discalculia, disturbi dell’attenzione) appare sempre più ricollegabile a un accesso sregolato e privo di controllo al digitale. ‎ Il vero problema è che dal punto di vista strettamente scientifico i dati non possono ancora essere definitivi perché l’invenzione dei touch screen è relativamente recente. Ma se guardiamo a un passato non troppo lontano, quando i dubbi e le analisi pedagogiche riguardavano la televisione, possiamo osservare che oggi i risultati delle ricerche sul piccolo schermo confermano quello che come pedagogisti, insegnanti ed educatori sapevamo già: i bambini, nella prima infanzia hanno un fondamentale e assoluto bisogno di attivare tutte le loro risorse sensoriali. Obesità, disturbi dell’attenzione, ritardi nelle competenze linguiste, relazionali e sociali sono il risultato di una deprivazione di esperienze sensoriali concrete e variate. Se vogliamo bambini sani dobbiamo fare in modo che possano muoversi, toccare materiali, forme, strumenti diversi, sperimentare, giocare, utilizzare materiali primari e naturali (legnetti, foglie, terra, sabbia, farina, acqua), sporcarsi le mani e anche i vestiti. La relazione concreta e attiva con la realtà che li circonda è ciò che di più formativo esiste: la voce dei genitori che raccontano una storia, il litigio con i coetanei, il gioco esplorativo e il “far per finta”, il sperimentarsi in ruoli, attività, luoghi e strumenti diversi. Niente di tutto questo riesce a stare in uno screen touch, per quanto educational lo si strutturi. Le nuove tecnologie riescono ad avere così appeal e successo proprio perché da un lato attivano i bambini su quel versante sensoriale così dominante nella prima infanzia, e dall’altro agiscono sulle debolezze dei genitori (“Guarda che bravo! Sa già fare un video, e passare da un’app all’altra… Si vede che sta diventando grande!) fornendo anche baby sitter diversi a costi (relativamente!) contenuti e sempre disponibili. ‎ Non perdiamo il nostro ruolo educativo. Ogni cosa a suo tempo. I bambini durante la prima infanzia non possono essere esposti ai touch screen solo perché questa tecnologia si diffonde sempre più. Una regola chiara e condivisa fra scuola e famiglia risulta indispensabile per tutelarli da un’invadenza decisamente eccessiva.

cppp.it

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Come regalo natalizio l'azienda per cui lavoro ha omaggiato dipendenti e collaboratori di un caricatore tascabile per cellulare. Trattasi di un dispositivo elettronico della stessa dimensione di un cellulare che possiamo tenere in tasca assieme ad un cavetto. Quando sta terminando la carica del nostro telefono basta collegare il caricatore e possiamo continuare ad usarlo, senza attendere di rientrare a casa (o alla macchina) per inserirlo nella spina. Cosi' non avremo piu' il problema di dire:"veloce perche' mi sta terminando la batteria". Ero gia' a conoscenza di questo tipo di dispositivo ma non mi era mai passato per la testa di acquistarlo, dovro' pertanto regalarlo a qualcuno che ne ha veramente bisogno. Ma bisogno reale di questo dispositivo non ne ha nessuno...a meno che non si tratti di rari casi di emergenza in cui non sara' piu' il cellulare ad averci salvato la vita ma (nel caso quest'ultimo fosse stato scarico) il caricatore. Ovviamente anche il carica batteria portatile del cellulare ha bisogno a sua volta di essere ricaricato a casa...a questo punto allora forse per sicurezza e' meglio averne due di questi caricatori portatili...non si sa mai! Oppure inventeranno il caricatore del caricatore... E' un invasione di tecnologia inutile che ruba risorse al pianeta ed occupa i nostri spazi fisici e mentali e che presto finira' nelle discariche. Diciamo NO a tutte queste futilita' digitali.

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Vi riporto questo caso e vi chiedo una vostra analisi sociologica e opinioni/consigli. Sono stato tre giorni all'estero con due colleghi (un uomo ed una donna). Il collega uomo, unico di noi ad avere un figlio (di 8 anni) era praticamente costantemente in contatto con la moglie ed il figlio tramite whatsupp. Quindi ci raccontava quasi tutti gli avvenimenti in diretta, come se suo figlio dovesse essere anche al centro della nostra attenzione (mentre noi dopo un po' ci siamo stancati di ascoltare cose che non ci interessavano particolarmente). A parte la maleducazione, da lui non percepita (dico non percepita perchè so che e' un bravo ragazzo) di essere sempre quasi sempre collegato con loro mentre stava con noi (anche durante i pasti, etc) la mia riflessione si e' spostata su un altro argomento, perchè non credo si tratti di un caso isolato. Questo bambino di 8 anni e' in costante contatto con il padre, gli chiede se può fare delle cose, gli racconta cosa sta facendo, etc. Io invece quando ero piccolo avevo imparato ad aspettare il rientro di mio padre alla sera o dopo qualche giorno per fargli le mie richieste o raccontargli le cose che avevo fatto. Cioè sapevo attendere. Questo bambino (e forse tanti altri) sapranno mai attendere secondo voi? Ma soprattutto impareranno mai a fare anche a meno dei genitori in certi casi e ad arrangiarsi? Secondo voi io (e la mia collega donna) abbiamo ragionato così solo perchè non abbiamo ancora figli e quando succederà diventeremo anche noi cosi? E se non lo diventeremo, i nostri figli, raffrontandosi con i loro amici, si sentiranno da noi trascurati? Grazie per le vostre opinioni in merito.

irene70 - disiscritto
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Aspetta che il ragazzino raggiunga gli 11 anni e la comunicazione telefonica, e non, si diraderà notevolmente!! No, a parte gli scherzi, quando voi diventerete genitori saprete cosa 'potrebbe essere giusto (o forse meno sbagliato) fare' giorno per giorno: sono talmente tanti i fattori che incidono che è difficile poter prevedere che reazioni e che relazione educativa avrai quando ti toccherà (e comunque per un figlio farai cose che non pensavi o negavi di poter fare!!) . Io ho solo una figlia quindi non ho una grande esperienza, ma parlando con altri e leggendo libri dedicati all'argomento posso dirti quel poco che ho capito e cioè che il dialogo con i figli è fondamentale, però ognuno trova il suo modo e i suoi tempi per farlo, basta che ci sia e sia 'vero' (e anche è importante che il genitore sia il più affettuosamente positivo e assertivo possibile, cioè eserciti un'autorità non schiacciante e che li renda autonomi e non dipendenti dal genitore stesso); riguardo al saper aspettare in effetti questo è un po' una nota dolente dei bambini e ragazzi di oggi, e non solo riguardo al dialogo, perché i genitori tendono a fargli fare un sacco di esperienze diverse fin da piccolissimi (corsi, viaggi, sport... tecnologia!!) e più che altro il ragazzo si abitua ad avere ogni minuto già programmato, non conosce il 'tempo vuoto' che pure è prezioso e produce pensiero. Inoltre i ragazzi sono accontentati praticamente subito in ogni desiderio e invece, qui sì, bisognerebbe far vedere loro che ogni cosa va prima desiderata e aspettata, appunto, per poi poterla apprezzare veramente (per più di un mese...). In ogni caso ogni giorno è buono per imparare qualcosa da parte... dei genitori (che sbagliano sempre e comunque agli occhi dei ragazzi, questa è una cosa abbastanza sicura!).

don_chisciotte
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Ok Irene ricevuto grazie mille per il tuo commento e contributo a questa mia richiesta. Ciao!

don_chisciotte
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Rieccomi su questa Buona Pratica riportandovi un bell'articolo apparso di recente su Il Fatto Quotidiano che condivido in pieno e che riguarda i "maniaci" o "drogati" di facebook. Provate a leggere e a diffondere ai vostri amici e poi sentiamo i commenti... Fonte ilfattoquotidiano.it

FACEBOOK: QUANDO CREDENDO DI PARLARE CON ALTRI, COMUNICHIAMO SOLO CON NOI STESSI

Nel tempo in cui si va globalizzando tutto, compresa la disperazione dei migranti che ci parlano attraverso il loro corpo, la loro allarmante invadenza fisica, il re della più grande rivoluzione immateriale e antisociale, Mark Zuckerberg, festeggia con un miliardo di persone connesse in un solo giorno, il rumore di fondo che ci avvolge (ci scalda, ci illude) e che noi chiamiamo comunicazione interattiva, equivocandone il suo sostanziale silenzio passivo. Perché credendo di parlare agli altri, stiamo in realtà parlando con noi stessi. In una collettiva regressione infantile, verso quei giochi che giocavamo da soli, ma facendo le voci di tutti i personaggi in campo.

Facebook è un kinderheim planetario. Dentro al quale la benestante moltitudine del pianeta – quella che in questo momento non sta morendo di fame, di sete, di aids, non sta per annegare su un barcone, non si sta scannando nella macelleria di una qualche lurida guerra santa – non ha assolutamente nulla da dire, ma lo dice almeno una dozzina di volte al giorno.

Lo fa postando nella propria pagina il piatto di patatine che sta per mangiare. La bevanda colorata che ha di fronte. Il bel tramonto ad ampio schermo e il brufolo stretto nel dettaglio. Lo fa scrivendo resoconti non richiesti di vacanze andate in malora e di diete da ultimare. Di amori finiti male. Di un film da vedere, di un ristorante vegano da evitare. Di un video imperdibile dove un tizio da qualche parte in America ha appena sterminato la famiglia e ora finalmente sta per suicidarsi, appena dopo la pubblicità.

La forma che in Facebook diventa sostanza, illude chi digita i messaggi che stia per davvero comunicando qualcosa a qualcuno, ma non è quasi mai vero. Il più delle volte sta solo facendo a se stesso il resoconto millimetrico della propria solitudine. E sta usando gli altri come pretesto. Sta semplicemente dicendo allo specchio “Io sono qui”. E dicendolo dieci volte al giorno, vuole convincersi di esistere per davvero almeno in quello specchio, grazie a quella scia digitale che lo avvolge di luce. Per poi cercare il coraggio di farsi la seconda domanda, quella cruciale: “C’è qualcuno in ascolto?”

Domanda che non ha quasi mai una vera risposta, anche quando ne raccoglie cento oppure mille. Perché se chi manda una voce in rete la manda a se stesso, altrettanto fa chi risponde, quasi sempre parlando d’altro, accontentandosi di cogliere uno spunto per imprimere una nuova direzione al discorso, la sua.

Un tempo mi impressionavano i primi viaggiatori di treni e metropolitane che non alzavano mai lo sguardo verso il vicino, ma concentravano tutta la loro attenzione sulla superficie dei cellulari e dei computer che li rifornivano di immagini, suoni e compagnia. Erano sparpagliati qui e là nei vagoni, in mezzo a qualche giovane donna che inspiegabilmente leggeva ancora un libro di carta e a qualche filippino che parlava (in diretta, live) con la persona in carne e ossa che gli stava accanto. Oggi il paesaggio è uniforme, quelle giovani donne con i libri sono scomparse, i filippini sono anche loro connessi, intorno solo teste reclinate in sequenza sui bagliori dello schermo degli smartphone, nessuno che si azzardi ad alzarla.

Lo stesso accade sempre più spesso – fateci caso – al ristorante, al semaforo, dove coppie di amici o fidanzati navigano ognuno per contro proprio, insieme solo nella forma, ma separati nella sostanza. Ognuno dentro un mondo lontanissimo, il proprio.

Ma l’immaterialità che ci avvolge non è e non sarà senza conseguenze. Ci sta rendendo sempre più fragili – più stupidi e specialmente più spaesati – come lo sono quei turisti d’agenzia o da crociera che credendo di viaggiare per il mondo stanno fermi in un simulacro del mondo, protetti dall’aria climatizzata, lavati e nutriti, difesi da ogni interferenza della vita reale, fossero anche il caldo e gli insetti.

La nostra crociera dentro il mondo che non esiste, finirà prima o poi per fare naufragio contro gli scogli di quello vero. La crisi economica e i tagliatori di teste non spariranno in un clic. E nemmeno le ondate dei migranti che con i loro corpi e le loro morti atroci sono un principio di realtà che ci sorprende così tanto da credere alla scorciatoia politica dei muri e delle ruspe. E se quel giorno – mentre postiamo una ricetta o un insulto su Facebook – ci verrà addosso il mondo, toccherà affrontarlo con gli occhi di nuovo aperti e il telefonino spento. Se ne saremo ancora capaci.

Da Il Fatto Quotidiano del 30 agosto 2015

don_chisciotte
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Stando ai ricercatori dell’università inglese di Sussex, nell’Inghilterra meridionale, chi utilizza contemporaneamente diversi dispositivi elettronici, vale a dire smartphone, tablet, pc portatili o fissi, con magari uno sguardo distratto alla televisione, è soggetto a lungo andare di notevoli modifiche nel cervello, in particolar modo nella densità della materia grigia, rispetto a chi usa un solo dispositivo in modo saltuario. Sono dunque sottoposti a stress della corteccia celebrale e della materia grigia, tutti coloro che per lavoro utilizzano il pc e contemporaneamente lo smartphone, mentre gli effetti sono notevolmente minori se il dispositivo è uno (ma non indifferenti).

Dispositivi di tecnologia: se usati insieme possono fare ancora più male! I ricercatori dell’università di Sussex hanno fatto una semplice prova: hanno sottoposto a risonanza magnetica 75 giovani, precedentemente firmatari di un questionario su come, quando e quanto usassero i dispositivi, e soprattutto se ne usavano in contemporanea. Il risultato è stato inaspettato: chi usa insieme smartphone e tablet, o smartphone e pc, hanno una densità minore della materia grigia, specie nella corteccia cingolata anteriore, la regione responsabile dei controlli cognitivo ed emotivo. Se usate eccessivamente, e contemporaneamente, le nuove tecnologie possono causare danni celebrali irreversibili.

Fonte scienzenotizie.it

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Troppa tecnologia uccide socialita’e fantasia.   American Academy of Pediatrics ha inserito nei nuovi programmi guida per i pediatri associati una segnalazione importante: i medici devono invitare i neogenitori a leggere loro stessi e ad alta voce le favole e i libri ai loro piccoli fin dalla nascita.Questo perche’ sempre piu’ si sta diffondendo la pessima abitudine di lasciare da subito a disposizione degli infanti tablets e pc.

”Una area importante del cervello di sviluppa nei primi 3 anni di vita e leggere ad alta voce aiuta i piccoli a sviluppare un ottimo vocabolario e stimolare le capacità di socializzazione” si legge sul New York Times che riferisce la decisione dell’associazione dei pediatri statunitensi.

Per i bambini la lettura rappresenta un percorso fondamentale per lo sviluppo intellettivo, tanto che è consigliato di avvicinare i più piccoli alla scoperta dei libri fin dalla primissima infanzia, meglio ancora quando sono nel grembo materno. Leggere ad alta voce le favole o le filastrocche è fondamentale fin dalla più tenera età; è consigliabile incominciare già quando il bambino ha appena 6 mesi. All’inizio è opportuno proporre semplici filastrocche per pochi minuti: il bimbo in questa fascia di età (6-8 mesi) è già ricettivo. La voce ha un effetto calmante e rassicurante per i neonati; a pochi mesi i piccoli riescono a percepire il ritmo delle parole, il tono e le pause, anche se non capiscono il significato.

Ma perché fa bene leggere ad alta voce ai bambini?

1) Senso di famiglia – Il tempo passato insieme leggendo una storia aumenta la vicinanza tra voi e loro.

2) Crea forti lettori – la lettura aiuterà ad espandere il vocabolario dei vostri figli, così come la fluidità e l’apprendimento, aiutandoli a diventare buoni lettori.

3) Aumenta la loro fiducia – Se il vostro bambino fa fatica a leggere ed è timido a parlare in pubblico, la lettura e il parlare a casa, in un ambiente sicuro, farà aumentare la fiducia in se stesso.

4) Incoraggia l’amore per la lettura – Mostrando ai vostri figli di apprezzare la lettura, raccontando storie, stimolerete la loro immaginazione, incoraggiando così l’amore per i libri.

5) Migliora il rendimento a scuola – La lettura è un elemento fondamentale del successo scolastico, statistiche infatti dimostrano che i bambini, a cui viene letto a casa, hanno rendimenti migliori.

Telefonini, smartphone e tablet non hanno gli stessi effetti sullo sviluppo dei bambini, e peggiorano molto anche le relazioni sociali dei grandi . Il fenomeno si registra anche in Europa ed in Italia la Società Italiana di Pediatria condivide le raccomandazioni dei pediatri statunitensi.

Papa’,Mamme,Nonni leggete e regalate piu’ spesso qualche libro ai vostri bimbi, piu’ tardi, vi ringrazieranno di cuore per questo.

Fonte whatsupanddown.wordpress.com

irene70 - disiscritto
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Penso sia molto vera questa cosa dell' importanza del leggere ai bambini fin da quando sono piccolissimi (nel mio piccolo l'esperienza con mia figlia dice che in effetti crea lettori forti, poi per le altre cose lo spero, ma non ne posso avere la certezza) comunque sempre più biblioteche aderiscono con i pediatri al progetto Nati per leggere www.natiperleggere.it che organizza moltissime iniziative significative con i libri e la lettura a voce alta (ci si può informare nella propria biblioteca).

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Inserisco ora questo mio commento/pensiero che ho scritto tempo fa, dopo essermi accorto che un mio caro amico che aveva acquistato un tablet, era diventato totalmente schiavo di questo device elettronico, trascurando amici, affetti, attivita' lavorativa etc e solo dopo varie sollecitazioni e' riuscito per fortuna a "disintossicarsi".

DISCONNESSIONE

La protesi che non mi serviva, Il complemento che diventa necessario, L'utile che si trasforma in indispensabile. Lo stato di incomunicabilita' perche' troppa e' la comunicazione. Una vita dentro ad uno schermo... Mi mancano i profumi del mondo. Disagio... Paura... Insicurezza... ...Liberta'! Il tempo che non e' dedicato. Rivolta... Incomprensione... Derisione... ...Trappola! Io non voglio essere cosi'! Sorrisi.

spring2013
spring2013

Condivido pienamente, Donchi. Abbiamo due arti superiori ed un solo cervello, lasciamo acceso l'ultimo e teniamo liberi i primi per toccare il mondo e abbracciare gli amici!

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Presentazione del libro "Tecnobarocco. Tecnologie inutili e altri disastri" di Mario Tozzi ibs.it La tecnologia del terzo millennio non aiuta gli uomini a migliorare la loro esistenza né a ridurre gli impatti sul pianeta. Non è semplice, né utile e nemmeno educativa. Essa, totalmente slegata dalla radice scientifica, è, invece, fine a se stessa, "barocca", dannosa e insostenibile da un punto di vista ambientale. Viene spesso usata per rimediare ai danni perpetrati da una tecnologia precedente, incrementa i profitti basati sui bisogni indotti, accelera l'obsolescenza di oggetti e macchine, è costosa, fa perdere tempo. Attraverso molti esempi Mario Tozzi dimostra l'inutilità di bizzarri marchingegni che riteniamo indispensabili e di cui potremmo fare a meno. D'altro canto, egli sottolinea l'utilità di quella tecnologia semplice che ha rappresentato un vero miglioramento nelle condizioni della vita degli uomini senza compromettere l'ecosistema Terra.

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Riporto una considerazione del filosofo indiano Krishnamurti, relativamente al concetto di progresso tecnologico.

"Sai in che cosa consiste il progresso? Cerchiamo di dare una risposta con la giusta attenzione e con tutta la pazienza del caso. Che cos'e' il progresso? Ci avete mai riflettuto? Il fatto di poter raggiungere l'Europa in aereo in poche ore invece di impiegarci quindici giorni in nave e' forse progresso? L'invenzione di mezzi di trasporto e di comunicazione piu' veloci, lo sviluppo di armi piu' potenti, di metodi sempre piu' efficaci di distruzione, spazzare via migliaia di persone con una sola bomba atomica invece di ammazzarle una per una con le frecce di un arco: e' forse questo che intendete come progresso? Il progresso tecnologico e' un fatto: ma siamo progrediti anche in qualche altro campo? Abbiamo messo fine alle guerre? Le persone sono forse piu' gentili, piu' amorevoli, piu' generose, piu' attente, meno crudeli? Non e' necessario che rispondiate si o no, ma e' sufficiente guardare ai fatti. Dal punto di vista scientifico e tecnologico abbiamo fatto progressi enormi; ma interiormente siamo in uno stato di stallo, non e' cosi? Per la maggior parte di noi l'educazione e' risultata un equilibro precario; eppure non facciamo che parlare di progresso, tanto che i giornali traboccano di titoli sull'argomento."

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Per chi e' interessato all'argomento di questa Buona Pratica, relativamente all'abuso della tecnologia digitale segnalo questo libro di Manfred Spitzer: Demenza Digitale - Come la nuova tecnologia ci rende stupidi (edizioni Corbaccio). Spitzer, laureato in medicina e psichiatria e' stato visiting professor a Harvard e attualmente dirige la Clinica psichiatrica e il Centro per le Neuroscienze e l'Apprendimento dell'Universita' di Ulm. Questa e' un frase tratta dal paragrafo "Conclusione" di questo suo saggio: "I media digitali riducono l'uso del cervello e, quindi, il rendimento. Nei giovani i media impediscono anche la formazione del cervello; il rendimento mentale rimane cosi' sotto la media fin dall'inizio. Questo non riguarda soltanto il nostro pensiero, bensi' anche la volonta', le emozioni e soprattutto il comportamento sociale. Gli effetti sono stati dimostrati in vario modo e si sviluppano con meccanismi diversificati che la ricerca scientifica e' stata in grado di individuare in modo sempre piu' preciso, soprattutto grazie ai progressi della ricerca neurologica". Questa la presentazione sintetica dell'opera sul retro di copertina: " Ci stiamo giocando il cervello! Non siamo piu' in grado di raggiungere un luogo senza GPS; siamo terrorizzati all'idea di uscire senza il cellulare. Bambini e ragazzi trascorrono davanti a un monitor piu' del doppio del tempo che passano a scuola e le conseguenze si vedono nell'incremento dei disturbi dell'apprendimento, dello stress, di patologie depressive, della predisposizione alla violenza. Non e' troppo tardi per correggere la rotta, ma bisogna capire bene i pericoli che tutti noi corriamo e imparare a convivere con le nuove tecnologie facendone un uso ragionato e...moderato.

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Un dispositivo certamente utile ma allo stesso tempo superfluo (...come è possibile direte voi? dipende da come facciamo lavorare il cervello....o meglio se lo facciamo lavorare oppure no...) è il navigatore satellitare. Le case automobilistiche lo inseriscono già di serie in alcuni modelli di veicoli. Per esperienza di chi fa un lavoro come il mio che prevede spostamenti giornalieri in auto per visitare clienti vecchi e nuovi posso confermare che....si può fare anche senza. Forse perchè quando ho iniziato io, oltre 20 anni fa, queste comodità non c'erano. Quindi a maggior ragione posso dire che un'occhiata alla cartina/mappa, un pò di senso di orientamento e infine la classica richiesta di informazioni al passante o al commerciante in zona funzionano sempre. Arrangiarsi in questo senso aiuta soprattutto a far lavorare il cervello per memorizzare i percorsi ed i luoghi di riferimento (piazze, monumenti, palazzi, chiese, etc) che ci serviranno per orientarci la volta successiva. Con il navigatore satellitare invece non si impara il percorso perchè si viene letteralmente guidati a destinazione e la volta successiva siamo punto e a capo. Infine, se non mi sbaglio, dovrebbe esserci sempre il "nemico invisibile", e cioè le onde elettromagnetiche che ci attraversano e che donano tanto benessere al nostro fisico (non basta già il cellulare?). Il mio consiglio è: se avete intezione di comperarne uno...lasciate perdere. Se lo avete già comperato beh, mi spiace, ma prima o poi si guasterà e quindi...non comperatene un altro! Quello che mi sconforta maggiormente è vedere persone che hanno il navigatore inserito nel cellulare che utilizzano per trovare un luogo che stanno raggiungendo....a piedi!

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Se qualcuno ci dovesse far pesare il fatto che non siamo troppo aggiornati con le ultime novita' tecnologiche e ci definisce per questo retrogradi o addirittura poco intelligenti perche' non le utilizziamo, facciamo notare quanto segue: generalmente le novita' tecnologiche "di massa" (computers, televisioni, macchine fotografiche, telefoni cellulari) sono di facile applicazione. Lo dimostra il fatto che tutti, bambini ed adulti di qualsiasi estrazione sociale e formazione culturale, sono in grado di utilizzarle. Questo perche' sono studiate appositamente per essere di facile applicazione per tutti (e quindi di facile vendibilita') e cio' significa che non e' necessario un elevato quoziente di intelligenza e un particolare studio per farne uso. Quindi tutti sono in grado, se lo vogliono, di utilizzare questa tecnologia di massa, intelligenti od ignoranti che siano. Come mai invece, non tutti sono in grado, per esempio, di suonare il pianoforte, dipingere un quadro, scolpire una scultura, scrivere una poesia, etc? Il ragionamento fila non vi pare? Oggi mi sembra invece che a volte si pensa di essere intelligenti solo perche' si sa usare l'ultimo modello del telefono cellulare...

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