Un nuovo piacere nella nostra vita: il rispetto dell’ambiente (ecologia profonda)


Alberi

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don_chisciotte don_chisciotte, 26/10/2015 — Ho preso spunto da un mio commento che si trova nella Buona Pratica "Alcuni piccoli oggetti di cui (volendo) possiamo fare a meno" http://www.contiamoci.com/p/664:alcuni-piccoli-oggetti-di-cui-volendo-si-puo-fare-a-meno

La frase e' la seguente:"Anch'io ogni giorno mi domando cosa spinge (o non spinge...) le persone ad abbandonare i loro rifiuti nell'ambiente, soprattutto quando lo stesso e' di incommensurabile bellezza. Su questo aspetto psicologico bisognerebbe lavorare, per capirne di più, per formare delle coscienze, senza imporre nulla, ma con lo scopo preciso di RIUSCIRE A RENDERE IL RISPETTO DELL'AMBIENTE UNO DEI TANTI PIACERI DELLA VITA".

Ho pensato quindi di trasformare questo pensiero in una Buona Pratica di tipo etico/spirituale.

Così come proviamo soddisfazione personale quando svolgiamo bene un qualsiasi compito che ci accingiamo a fare, allo stesso modo dovremmo provare un senso di appagamento e piacere nel momento in cui abbiamo messo in pratica una qualsiasi azione o comportamento rivolto alla salvaguardia dell'ambiente. Non importa quanto questa azione possa sembrare piccola ed insignificante.

Provando appagamento e piacere come conseguenza del nostro agire, ricercheremo sempre più spesso questa sensazione, aumentando la frequenza delle nostre azioni a tutela dell'ambiente (che su Contiamoci sono rappresentate dalle Buone Pratiche). E' un atteggiamento mentale da sviluppare e che certamente può portare benefici alla nostra persona, alla nostra mente ed ovviamente all'ambiente. Ecco che, invece dei tanti bisogni indotti dalla società moderna, questo atteggiamento diventerebbe un bisogno irrinunciabile che ricercheremmo quotidianamente, per il piacere che ne deriva, ed andrà così ad aggiungersi agli altri piaceri che consideriamo fondamentali per la nostra esistenza.

Chissà se sono riuscito a spiegarmi...

P.S. Oltre un anno dopo l'inserimento di questa Buona Pratica, documentadomi su alcuni libri di ecologia, ho scoperto che la stessa è in linea con il concetto di "Ecologia Profonda". Pertanto ho successivamente inserito nei commenti alcune informazioni e spiegazioni, spero utili, relative‎ a questo argomento.

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Non so se qualcuno di voi ha mai notato, al mattino presto, il riflesso sulle acque della luce del sole che sorge. Com'e' straordinariamente dolce quella luce, e come danzano le acque scure alla luce della stella del mattino in alto sopra gli alberi, unica stella nel cielo. Vi prestate mai la minima attenzione? Oppure siete così impegnati, così occupati nella vostra routine quotidiana che dimenticate - o non avete mai conosciuto - la ricca bellezza di questo pianeta, sul quale tutti noi dobbiamo vivere? Sia che chiamiamo noi stessi comunisti, o capitalisti, induisti o buddhisti, musulmani o cristiani, sia che siamo ciechi e stupidi o felici e in buona salute, la terra e' nostra. Capite? E' il nostro pianeta, non appartiene soltanto ai potenti, ai nobili della terra, ma è nostra, vostra e mia. Noi non siamo nessuno, eppure anche noi viviamo su questa terra, e noi tutti dobbiamo vivere assieme. E' il mondo del povero come quello del ricco, dell'analfabeta come della persona colta; e' il nostro mondo, e io penso che sia importantissimo sentire questo e amare la terra non soltanto occasionalmente in un quieto mattino, ma sempre. Noi possiamo sentire che è il nostro mondo e amarlo soltanto quando comprendiamo che cos'e' la libertà....(Jiddu Krishnamurti 1895-1986)‎

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Tiziano Terzani, nel suo libro "Un Indovino mi disse", parla degli animali del giardino della sua casa a Bangkok (un cane, scoiattoli, pappagalli e altri uccelli esotici ma...anche ratti!):"le vicende dello stagno, del giardino e degli animali erano una grande distrazione, ma anche la continua constatazione di quanto è importante per l'uomo aver attorno a sé un po' di natura, osservarla, impararne la logica e goderne. Come può un bambino crescere mentalmente sano nel mezzo di una città, senza sentire, accanto al ritmo della propria vita, quello della vita degli animali e delle piante? Mai come nel nostro tempo l'uomo si è così allontanato dalla natura, e questo è forse stato il più grande dei nostri errori".

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Comunione e Coscienza ‎

L'appello ad approfondire la nostra interiorità e' dunque, al tempo stesso, un appello ad approfondire la nostra comunione con la Terra e con il cosmo intero. Per certi aspetti, questo movimento somiglia a un ritorno alle prime forme di coscienza, qualcosa che è ancora possibile osservare in svariate popolazioni indigene della Terra. Eppure si tratta di un ritorno con una sottile e tuttavia importante differenza. Joanna Macy, per esempio, mostra che nelle culture tradizionali eistevano delle forme di "partecipazione mistica" in virtù delle quali gli individui non avvertivano alcuna separazione dal mondo naturale che li circondava. Poi, in una fase successiva, gli esseri umani sono entrati nell'autocoscienza, e li', a partire dalle prime culture agricole, passando per l'Illuminismo e la modernità, ci siamo progressivamente allontanati dalla natura. Questo passaggio ha determinato dei progressi reali, nel senso di nuove forme di conoscenza, l'ideale dei diritti umani, così come di significative (e spesso provvidenziali) innovazioni, ma è stato anche accompagnato da alti costi in termini di profonde iniquità e di distruzione dell'ambiente. Adesso stiamo entrando nella terza fase, non appena saremo davvero pronti a fare ritorno al senso del tutto. Lo faremo, tuttavia, solo dopo aver sviluppato una conoscenza autoriflessiva e una nuova visione del cosmo che è il frutto della scienza. Diversamente dalla seconda fase, adesso dobbiamo ampliare il nostro senso dell'io per includere l'abbraccio dell'intero cosmo. Sebbene infatti abbiamo cominciato come fili della tela - tentando dolorosamente di separarcene -, adesso facciamo ritorno alla tela abbandonando il nostro senso di separatezza ma conservando la capacità di autoriflessione che ci permette di concepire la tela come un tutto. Per riprendere le parole di Macy, "siamo il mondo che conosce se stesso. Possiamo tornare a casa - e fare parte del nostro mondo in un modo più ricco, responsabile e più intensamente bello di prima, nella nostra infanzia. Il mondo può apparirci ormai come io e come amante". Thomas Berry avverte che è necessaria una riflessione critica se vogliamo evitare qualunque romanticismo mentre avanziamo verso una coscienza ecologica. Egli arriva a sostenere che "la nostra intimità con il mondo naturale non deve nascondere il fatto che siamo impegnati in una costante lotta con le forze della natura". Eppure, rimarca Berry, anche queste lotte "rafforzano la sostanza profonda del mondo vivente e generano l'emozione infinita della grande avventura". In ultima analisi, "le maggiori scoperte dell'uomo nel futuro saranno la scoperta dell'intimità del genere umano con tutti gli altri tipi di esseri che vivono insieme a noi su questo pianeta, che ispirano la nostra arte e la letteratura, che rivelano il mondo arcano da cui tutte le cose vengono all'essere e con cui scambiamo la sostanza stessa della vita".‎

Tratto da "Il Tao della Liberazione" (Leonardo Boff/Mark Hathaway)‎ ‎

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Una pratica che Stefano Fusi naturalspirit.it consiglia per imparare a stare e meditare nella natura e' quella del "perdersi per ritrovarsi"‎ che consiste nell'immergersi in essa senza seguire un percorso prefissato ne' tempi definiti. E' un staccare la spina da ogni contatto con il mondo quotidiano lasciando perdere macchine fotografiche, cellulari e quant'altro. L'autore suggerisce ‎di non dire a nessuno dove siamo e sottolinea l'importanza di ‎non porci alcun limite di tempo e di uscire dai sentieri (perderci) se lo riteniamo necessario: non dobbiamo arrivare da nessuna parte se non al centro di noi stessi. Quello che dobbiamo fare e' seguire le sensazioni e l'ispirazione, ciò che ci attrae in quel momento; dobbiamo lasciarci guidare dal nostro corpo e dalle nostre sensazioni di cui diventiamo sempre più consapevoli (ritrovarci): caldo, freddo, sole sulla pelle, profumi, ombre, animali, paesaggi... Ad un certo punto sentiremo che l'esperienza‎ e' finita e potremo ritornare sui nostri passi con la consapevolezza di esserci persi fisicamente ma di esserci ritrovati ad un livello interiore più profondo. Qui di seguito una poesia di Herman Hesse che mostra come alcuni elementi naturali possano essere utilizzati per creare un senso di benessere interiore e un'apertura nei confronti del mondo.‎

‎ CANZONE DEL VIAGGIO‎

Sole, illuminami nel profondo del cuore, vento portami via ‎‎‎ansie e travagli! Non conosco delizia più profonda sulla Terra‎ che essere in cammino verso lontani orizzonti.‎ ‎ Seguo nel percorso la pianura, Il sole deve bruciarmi, ‎il mare rinfrescarmi; per vibrare con la vita della nostra Terra ‎schiudo gioiosamente tutti i sensi. ‎ E così ogni giorno nuovo deve rivelare nuovi amici, nuovi fratelli, Finché io potrò esaltare tutte le forze,‎ essere ospite‎ e amico di tutti gli astri.

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Prendo spunto da una frase di uno dei tanti miei commenti‎-citazioni sottostanti per una riflessione/suggerimento.

La frase è la seguente:"Per rigenerare l'inconscio ecologico occorre un processo attraverso cui recuperare "l'innata natura animistica dell'esperienza" tipica dei bambini, cosicché "l'io ecologico" possa nascere a nuova vita".

Il suggerimento e' il seguente: per facilitare questo processo di risveglio del vostro "io ecologico" potrebbe essere utile andare a riprendere i vostri quaderni delle scuole elementari e leggere i vostri pensieri e temi. Li avete ancora? Io si! Rileggete quanto avevate scritto su vari argomenti. Se avete avuto un'infanzia serena, difficilmente troverete qualcosa di spiacevole nella lettura. Rileggete le vostre sensazioni quando descrivevate le manifestazioni della Natura attorno a voi. Pensate a come eravate attenti a tutto ciò e contemporaneamente riflettete su come non lo siate più oggi. Ma prendete coscienza che siete esattamente la stessa persona che ha scritto quei pensieri, che ha avuto quelle sensazioni, che erano pure, vere e sincere. Cercate di rivivere quei momenti e di emozionarvi nuovamente. Siete voi e soltanto voi, la stessa identica persona.‎

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Tratto dal libro "Il Tao della Liberazione" di Leonardo Boff e Mark Hathaway.‎

‎ Com'e' nata la psicosi di cui soffriamo oggi? Come siamo arrivati a uno stadio che, dal punto di vista della storia umana e' "altamente atipico" e addirittura "totalmente aberrante"? E' come se avessimo dimenticato qualcosa che prima era un dato scontato: abbiamo perso il contatto con il nostro bisogno di comunità, il legame profondo con la Terra, la relazione vitale con la comunità biotica, il rispetto e la devozione per la Terra che ci nutre, il timore riverenziale del cosmo che abbraccia tutto. Le culture tradizionali dei nostri antenati conoscevano queste cose e vivevano in questo modo. Com'e' possibile che questa sapienza, questo modo di vivere, siano andati perduti? Secondo Ralph Metzner (1995) soffriamo di amnesia traumatica collettiva. Come la vittima di qualche terribile atto di violenza che rimuove i ricordi, anche noi potremmo essere stati indotti da un trauma collettivo (o da una serie di traumi) a perdere progressivamente la nostra antica saggezza. Interessante quel che afferma Chellis Glendinning a proposito del trauma come fondamento di tutti i comportamenti da dipendenza: la dipendenza si sviluppa "perché abbiamo subito un'inaudita violazione". L'autrice sostiene: il trauma subito dal popolo tecnologico [...] e l'allontanamento sistemico e sistematico delle nostre esistenze dal mondo naturale: dai viticci intrecciati della terra, dai cicli del sole e della luna, dallo spirito degli orsi e degli alberi, dalla forza vitale stessa. E' anche l'allontanamento sistemico e sistematico della nostra vita da quelle esperienze sociali e culturali che i nostri antenati davano per scontati perché vivevano in sintonia con il mondo naturale.  [...] Come possiamo venerare e rispettare il mondo vivente se non siamo più in grado di ascoltare il canto degli uccelli in mezzo al rumore del traffico, o di respirare aria fresca e profumata? Come possiamo chiederci di Dio e dell'Universo se non vediamo mai le stelle a causa delle luci cittadine? Se pensate che questa sia un'esagerazione, ripensate all'ultima volta che vi siete stesi sull'erba a prendere il sole e avete colto l'odore fragrante del timo e avete udito cantare le allodole. Ripensate all'ultima notte in cui avete guardato il profondo blu del cielo e siete riusciti a scorgere la Via Lattea, l'adunanza di stelle che costituisce la nostra galassia.

AMPLIARE IL SENSO DEL SE': RISVEGLIARE LA PSICHE ECOLOGICA

Come possiamo superare la nostra psicosi collettiva? Come possiamo guarire la nostra anima e lasciarci alle spalle quella tendenza al dominio e allo sfruttamento che ci induce a farci del male a vicenda e a danneggiare la grande comunità terrestre? L'ecopsicologia insegna che il primo passo è provare ad allontanarsi da questo senso del "se'" così limitato. Il moderno pensiero occidentale di cui fa parte la psicologia ufficiale ha circoscritto il "se'" a quello che risiede entro i limiti della carne: tutto ciò che c'e' al di fuori e' il "mondo esterno". Sin da piccoli impariamo a reprimere ciò che si potrebbe definire "empatia cosmica" o "coscienza oceanica". Attraverso un processo di progressivo torpore fisico, ci isoliamo sempre di più dalla comunità vivente in modo da agire come "individui normali" nel mondo contemporaneo. E' interessante notare che persino secondo Freud "il nostro presente senso dell'Io e' soltanto un avvizzito residuo di un sentimento assai più inclusivo, anzi di un sentimento omnicomprensivo che corrispondeva a una comunione quanto mai intima dell'Io con l'ambiente. Theodore Roszak ravvisa in quest'affermazione una lontana anticipazione della prospettiva ecopsicologica. Si può definire l'ecopsicologia "il rifiuto di accontentarsi di quell'"avvizito residuo"". Essa cerca al contrario di ampliare il nostro concetto del se', di espanderlo oltre i rigidi confini della carne. L'idea di un senso del se' amplificato potrà suonare strana a menti forgiate dalla moderna civiltà tecnologica. Ma la saggenzza tradizionale ha spesso postulato che una grossa parte dell'anima risieda al di fuori del corpo, che sia il corpo a essere dentro l'anima, non il contrario. ‎Anche da un punto di vista puramente fisico, l'idea che vi sia un confine netto tra il se' e il mondo esterno e' un'ilusione. Il corpo scambia continuamente materia con "il mondo esterno": ogni anno si sostituisce il 98 per cento degli atomi del nostro corpo. Oltre la metà del nostro peso netto e' composta da cellule non umane, pelopiu' batteri intestinali, lieviti e altri microrganismi simbiotici essenziali per la sopravvivenza. Anche a livello mentale scambiamo costantemente idee e informazioni: i nostri pensieri sono il frutto dell'interscambio con gli altri. Ciascun "individuo" e' dunque un sistema aperto e dinamico che può sopravvivere solo grazie all'interazione con le persone, con gli altri organismi, con l'ecosfera e con il cosmo intero. [...] Questa espansione e' anche un approfondirsi del se'. Gli ecopsicologi sono infatti convinti che il fulcro della nostra psiche sia il cosiddetto "inconscio ecologico". In qualche modo, questa forma di inconscio collettivo contiene un archivio vivente del processo evolutivo cosmico. Al contempo e' caratterizzato dalla percezione di una perdurante connessione con la Terra. Questa saggezza interiore, nascosta nelle profondità della nostra psiche, ha guidato la nostra evoluzione e ci ha consentito di sopravvivere. Roszak la definisce "l'intelligenza unificata della specie, la sorgente dalla quale scaturisce la cultura in quanto riflesso autocosciente di una sempre affiorante mente della natura". La repressione dell'"inconscio ecologico e' la vera radice della complice follia che colpisce la società industriale"‎. Al contrario "il libero accesso all'inconscio ecologico e' la via per raggiungere la salute mentale". Aprendo gli occhi sulla nostra connessione con la Terra e tutti gli esseri viventi, apriamo gli occhi anche su noi stessi. Per rigenerare l'inconscio ecologico occorre un processo attraverso cui recuperare "l'innata natura animistica dell'esperienza" tipica dei bambini, cosicché "l'io ecologico" possa nascere a nuova vita. Quando ciò si verifica, "l'io ecologico matura un senso di responsabilità etica verso il pianeta".‎ Per ampliare e approfondire questo senso del se' in espansione dobbiamo migliorare la capacità di provare empatia e compassione. Nelle parole di Warwick Fox, e' lo sviluppo di una "identificazione di stampo cosmologico" grazie alla quale "si ha la percezione vivida dello schema complessivo delle cose, così da giungere a provare un senso di comunanza con tutte le altre entità (che se ne abbia contatto diretto o meno)". Albert Einstein sembra riferirsi allo stesso processo quando afferma: "gli esseri umani sono parte di un tutto da noi chiamato "Universo", una parte limitata nel tempo e nello spazio. Facciamo esperienza (di noi stessi), dei (nostri) pensieri e sentimenti come qualcosa di separato dal resto: una sorta di illusione ottica della (nostra) coscienza. Quell'illusione e' per noi come una prigione che ci rinchiude nei nostri desideri individuali e nell'affetto per qualche persona a noi vicina. Il nostro compito deve essere di liberarci da questa prigione ampliando il cerchio della compassione, per abbracciare tuttel le creature viventi e tutta la natura nella sua bellezza".‎ ‎Potrà forse sembrare un compito troppo grande: la compassione e l'interconnessione, tenute in grande considerazione dalle grandi tradizioni spirituali di tutto il mondo, hanno ormai scarso valore nella cultura del capitalismo competitivo. Molti ritengono che le moderne società industriali della crescita siano caratterizzate da una sorta di "Thanatos", ossia una morte dell'anima provocata dalla nostra riluttanza a "oltrepassare i confini dell'individuo" per "paura della disintegrazione personale". Il pensiero di dover allargare i nostri confini o espandere il senso del se' può terrorizzare. Ma la grande apertura generata dalla compassione dischiude anche l'energia dell'Eros - l'abbraccio appassionato alla vita - e la bellezza e la meraviglia del cosmo. Riconoscendo il nostro dipendere dagli altri, dalla grande comunità terrestre e dal cosmo che la avvolge, "facciamo in modo che la gratitutudine e il senso di reciprocità fluiscano liberamente e spontaneamente". Liberiamo così una nuova energia, un fuoco che ci può ispirare e sostenere nella lotta per salvare il mondo. ‎

irene70 - disiscritto
irene70 - disiscritto

Bella questa parte riportata, grazie. C'è anche un poeta americano contemporaneo, se già non lo conosci o conoscete (l'ho scoperto anch'ioo di recente), Gary Snyder (saggista e grande conoscitore della cultura dei Nativi Americani), che è riconosciuto proprio tra i principali ispiratori del movimento dell’Ecologia profonda e del Bioregionalismo, e infatti scrive (a modo suo, ovviamente) proprio quello che suggeriscono gli autori citati ilcambiamento.it

don_chisciotte
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Grazie, non lo conoscevo. Nello stesso sito ho trovato un'articolo che parla dell'ecologia profonda, molto bello e con un'altra "massima" esplicativa che già si trovava nel testo che avevo riportato sopra:‎

"‎Il nucleo della mente è l’inconscio ecologico. La repressione dell’inconscio ecologico è la radice profonda della follia insita nella società industriale". ‎ ‎ ilcambiamento.it

hal
hal

Interessanti sono anche i libri di Giuseppe Barbiero, docente all'Università della Valle d'Aosta - Laboratorio di ecologia affettiva. Io avevo letto "Ecologia affettiva" e "Introduzione alla biofilia" (se li avessi letti in ordine invertito probabilmente ci avrei capito poco...). Il secondo è più "accademico" perché nasce per applicazioni concrete nell'educazione scolastica.

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Eccomi con la prima riflessione dell'anno, in tema con questo periodo e che riguarda i festeggiamenti ma, in questo caso, intesi in senso generale: la vita sulla Terra è scandita dagli eterni cicli della Natura. La nostra cultura e società però se ne sono allontanate e seguono periodi/scadenze completamente differenti, tipicamente propri, come il ritmo settimanale di lavoro e del tempo libero (che, se non sbaglio, proviene dal racconto della Genesi). Invece di operare secondo questa logica "artificiale" (perché non in linea con i ritmi della Natura) e festeggiare battaglie, repubbliche e santi, potremmo imparare a seguire le fasi lunari, fare festa all’inizio o alla fine delle stagioni, seguire il Sole, la Luna e le stelle.‎ Secondo me ci sarebbe molta più serenità in generale. E sarebbero feste ed occasioni che uniscono l’umanità, mentre quelle attuali in molti casi continuano a dividerla: se, per esempio, festeggiamo la data di una battaglia, stiamo sempre a ricordare chi ha vinto e chi ha perso e si continuano ad alimentare le divisioni (e forse anche l'odio). Invece, quando il Sole è allo Zenit dell’equatore, lo è per tutti, senza vinti e vincitori. ‎Aggiungo che purtroppo oggi giorno e' tutto un commemorare tragedie, attentati, disastri. Per carità, e' giusto non dimenticare, ma se continuiamo così, fra qualche tempo quasi ogni in giorno della nostra vita cadrà una commemorazione di qualcosa di triste e questo evidentemente non ci rende felici, calmi e rilassati e in sintonia con la Natura ma l'esatto contrario.

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Un semplice ed ottimo modo per iniziare a vivere seguendo una filosofia ecologica profonda (e dare "spazio" ad un‎'esperienza che potrei definire cosmico-spirituale) e' quello di contemplare l'immagine della Terra così come ci viene proposta dalle immagini dei satelliti, sia parzialmente, ma soprattutto nella sua interezza. ‎Cioè, guardando la Terra da oltre la Terra, nell'essere umano si può ridestare l'idea di formare un'unita' con la Terra stessa e che tale unità a sua volta è parte di un'unita' piu' ampia chiamata sistema solare, il quale a sua volta è circondato dalla galassia e, infine, dall'intero cosmo. Noi che viviamo nei tempi moderni siamo più fortunati degli antichi che ancora non avevano la consapevolezza di "dove ci troviamo". Però pare che spesso, anzi quasi sempre, ce ne dimentichiamo. Provate a chiedervi con quale frequenza fate un "ragionamento cosmico". A mio avviso dovremmo farne almeno uno al giorno (ed è quello che sto cercando di fare io) per continuare a tenere accesa la nostra fiaccola, che ci illumina nel cammino lungo "il sentiero del rispetto dell'ambiente". Il pianeta Terra visto da lontano ed incorniciato dallo sfondo nero dell'universo, così piccolo, delicato e fragile, ma allo stesso tempo così meraviglioso, ha sempre suscitato fortissime emozioni e risvegliato profondi sentimenti negli astronauti che hanno avuto la fortuna di vivere in prima persona, cioe' direttamente con i loro occhi, questa esperienza contemplativa. Ricordo qui solo‎ una citazione dell'astronauta Michael Collins:"Credo che quello spettacolo da centomila miglia di distanza sia un modo impagabile per spingere gli individui a collaborare per trovare soluzioni condivise. Il pianeta che condividiamo ci unisce in una maniera più profonda e ben più importante delle differenze del colore della pelle o di religione o di sistema economico".

I miei migliori auguri a tutti quindi, per un Natale che sia davvero...cosmico!‎

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Leggo e riporto (e' simile ad un commento che ho già fatto precedentemente, anche perché tratto dallo stesso libro, ma è sempre lettura "eco-edificante"...): Bisogna tenere a mente che la nozione della profonda connessione con la Terra e i suoi processi evolutivi e' gia' presente in noi grazie all'inconscio ecologico. Non dev'essere creata "ex nihilo": piuttosto, va risvegliata attraverso un processo che ne riporti alla coscienza la memoria profonda. Questo risveglio deve essere alimentato dall'amore, dalla bellezza e dalla meraviglia: forze che ci aprono alla parte migliore di noi.  A tale proposito l'ecopsicologia richiama l'attenzione su un aspetto di vitale importanza per chi opera per una liberazione totale e per la guarigione del pianeta. Se si parte dal presupposto che le persone sono avide e incivili per natura, oppure stupide e autodistruttive, i discorsi e gli atteggiamenti non potranno che essere sprezzanti, dispotici e autoritari. Tutto ciò rende impotente chi invece si dovrebbe motivare all'azione. [...]  Secondo l'ecopsicologia dovremmo invece partire dal presupposto che le persone sono fondamentalmente sensibili e compassionevoli. Nel profonfo, tutti noi amiamo il mondo e le creature che lo abitano. Siamo tutti capaci di provare stupore e venerazione. Partendo da questo punto fermo si possono introdurre le persone al potere che risiede nel profondo di se stesse e intorno a esse. Se riusciremo ad "ampliare il cerchio della compassione" e a espandere il senso del se', non avremo‎ bisogno di motivazioni esterne per agire. [...] Quando il nostro agire e' radicato nel se' espansivo ed ecologico, l'amore e la bellezza diventano‎ il fondamento dell'azione: un'idea da sempre tramandata dalle grandi tradizioni spirituali di tutto il mondo. La preghiera del "Sentiero della Bellezza" del popolo navajo, negli Stati Uniti sudoccidentali, esemplifica questa visione dell'etica:"I miei pensieri saranno belli, le mie parole saranno belle, le mie azioni saranno belle, percorrero' la mia vita lungo il Sentiero della Bellezza". Espandendo il nostro senso del se' fino a includere la bellezza attorno a noi e ad armonizzarci con essa, diventiamo noi stessi parte di questa bellezza in continua evoluzione. Vivere un se' ampliato - che comprende l'inconscio ecologico - genera inoltre un senso di appagamento che libera dalla rete di inadeguatezza, negazione, dipendenza e disperazione che ci intrappola. Ciò vale in particolare per la dipendenza dal consumo: man mano che cresce il se' ecologico, al vuoto del se' consumistico si sostituisce un senso di sempre maggiore soddisfazione e integrazione.‎ La brama infinita di possesso cessa nel momento in cui il vuoto del nostro essere e' finalmente colmato. Il rituale dello shopping perpetuo può essere sostituito da attività più gratificanti come costruire la comunità, impegnarsi in imprese artistiche, contemplare la bellezza della natura. Quando facciamo questo salto, si liberano nuove energie da dedicare a combattere l'ingiustizia e a guarire il pianeta.  (tratto da "Il Tao della Liberazione" di Mark Hathaway e Leonardo Boff).‎

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"man mano che cresce il se' ecologico, al vuoto del se' consumistico si sostituisce un senso di sempre maggiore soddisfazione e integrazione". Questa frase, riletta nel post precedente, e' il significato di questa Buona Pratica.‎

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Come ho già fatto all'interno della Buona Pratica "Decrescere Felici" contiamoci.com posto anche qui un commento (differente ma con identico significato) relativo al concetto di Ecologia Profonda‎, per cercare di diffondere più possibile l'esistenza di questo aspetto della vita umana. Questo nella speranza che possa fare breccia in qualche lettore interessato che potrebbe in questo modo anche riconoscere una già affiorata predisposizione a questo stile di vita che magari ancora non si è definita nell'azione vera e propria, ma solo nel pensiero.

L'ECOLOGIA PROFONDA  Come molte altre filosofie ecologiche, l'ecologia profonda si occupa della devastazione in atto ai danni della biosfera terrestre e dei modi per rigenerare i sistemi viventi. Ma è ben altra cosa rispetto ad ad altre forme "superficiali" di pensiero ecologico che consigliano di salvare "l'ambiente" solo perché serve all'umanita'. Dal punto di vista dell'ecologia profonda le altre specie e gli altri ecosistemi hanno un valore intrinseco che non deriva dalla loro utilità o dal valore estetico per gli esseri umani. Al contrario, secondo l'ecologia profonda molte versioni dell'ambientalismo sono antropocentriche perché continuano a vedere il mondo come se gli uomini fossero la misura di tutti i valori, l'apice nella gerarchia della creazione. Nelle parole dello psicologo Warwick Fox, "chi si occupa di questioni ambientali perpetua di solito, seppur inconsapevolmente, il pregiudizio arrogante secondo cui noi uomini occupiamo il centro del dramma cosmico e, insomma, il mondo è fatto per noi" (1990). L'ecologia profonda, invece, contesta il concetto di "ambiente" separato dal genere umano. L'umanita' e' considerata parte del mondo naturale, una parte della grande "rete della vita". Ciò vale sia a livello fisico sia a livello spirituale o psichico. Nel momento in cui avveleniamo l'aria, l'acqua e il terreno, avveleniamo noi stessi. Nel momento in cui degradiamo la bellezza e la diversità della comunità planetaria, degradiamo anche la nostra umanità. Come scrive Wendell Berry, "il mondo che ci circonda, che è intorno a noi, e' anche dentro di noi. Noi siamo fatti di quel mondo: lo mangiamo, lo beviamo, lo respiriamo, e' sangue del nostro sangue e carne della nostra carne" (citato in Hawken, 1993). L'ecologia profonda punta a superare l'approccio sintetico di certe versioni dell'ambientalismo per scovare le radici profonde della crisi ecologica:"l'ecologia profonda sa che soltanto con una radicale rivoluzione della coscienza si potrà veramente preservare i sistemi che alimentano la vita sul nostro pianeta". (Seed et al., 1988). Vediamo dunque qual'e' dunque la natura di questa rivoluzione della coscienza. Secondo Arne Naess (1912-2009), che per primo avanzo' l'idea dell'ecologia profonda nel 1973, i suoi due elementi caratterizzanti sono l'autorealizzazione e l'uguaglianza biocentrica. L'autorealizzazione presuppone che gli uomini siano intimamente connessi con l'intera ecosfera. Gli esseri umani non sono al di là o al di sopra della rete della vita. Tutti gli organismi, compreso l'uomo, sono "nodi in una rete o campo biosferico di relazioni intrinseche. L'autorealizzazione scaturisce quindi dall'empatia e dalla compassione che ci connettono con tutte le creature viventi. Nelle parole di Naess:"Con la maturità, gli esseri umani proveranno gioia quando le altre forme di vita la proveranno, e proveranno dolore quando le altre forme di vita lo proveranno". Grazie a questa profonda interconnessione, siamo arricchiti dalla diversità e molteplicità delle specie e degli ecosistemi terrestri: l'autorealizzazione che sperimentiamo identificandoci con l'universo e' intensificata dall'aumento delle modalità in cui si realizzano gli individui, le società e anche le forme di vita e le specie. Maggiore è la diversità, tanto più grande sarà l'autorealizzazione. Molti ecologisti profondi hannoa avuto la sensazione - di solito, ma non sempre, quando si trovano a contatto con la natura - di essere legati a qualcosa di più grande del loro ego, più grande del loro nome, della loro famiglia, delle particolari individualità. Senza questa identificazione non si viene coinvolti nell'ecologia profonda. L'uguaglianza biocentrica invece deriva da un'analoga visione del mondo. Ogni essere vivente‎ e ogni ecosistema ha il diritto intrinseco di esistere, e questo diritto non dipende dalla maggiore o minore utilità al genere umano. Naturalmente, un organismo può aver bisogno di eliminarne un altro per sopravvivere, ma nessun organismo (nemmeno l'essere umano) ha il diritto di uccidere senza motivo e nessun organismo ha il diritto di annientare un'intera specie. Gli uomini possono uccidere per soddisfare dei bisogni primari - e possono prendere dalla Terra il necessario per conservare la salute e la dignità - ma non hanno il diritto di distruggere la biodiversità per accumulare capitali e ricchezze, ne' per produrre beni di lusso non necessari. Ciò significa che gli esseri umani devono abbandonare la sete di dominio, sulle altre specie come sugli altri uomini: la consapevolezza ecologica e l'ecologia profonda sono in netto contrasto con l'ideologia dominante delle società industrial-tecnocratiche che considerano l'uomo isolato e fondamentalmente separato dal resto della natura, superiore ad essa e designato ad esercitarne il controllo. Questa immagine dell'uomo rispetto alla natura rientra in più ampi modelli culturali. Per migliaia di anni l'idea di dominio ha progressivamente ossessionato la cultura occidentale: il dominio degli uomini sulla natura non umana, dell'uomo sulla donna, dei ricchi e dei potenti sui poveri, dell'Occidente sulle culture non occidentali. La consapevolezza dell'ecologia profonda ci mette in condizioni di smascherare queste illusioni pericolose ed errate. (quanto sopra tratto dal libro "Il Tao della Liberazione" di Leonardo Boff e Mark Hathaway, 2014).‎

don_chisciotte
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Continuo quanto riportato sopra con questi due paragrafi sempre tratti dal libro "Il Tao della Liberazione" di Leonardo Boff e Mark Hathaway, Il primo relativo ad una critica all'antropocentrismo ed il secondo che parla di un'alternativa antropoarmonica a quest'ultimo. Buona lettura!‎ ‎ CRITICA ALL'ANTROPOCENTRISMO Dal punto di vista dell'ecologia profonda, l'attegiamento alla base della crisi ecologica e' l'antropocentrismo, ossia la convizione che solo gli esseri umani abbiano un valore intrinseco. Il resto ha un valore relativo, importante solo nella misura in cui serve agli interessi umani.  L'antropocentrismo ci separa dal resto della comunità terrestre e ci fa ritenere al di sopra delle altre creature. Riduciamo la sfera della vita - la biosfera - a un ambiente separato da noi. Al centro della nostra antiecologica teoria e prassi economica vi è appunto l'antropocentrismo. E' il linguaggio stesso - con espressioni come "materie prime", "risorse naturali", o anche "preoccupazione per l'ambiente" - a tradirci, evidenziando la percezione secondo cui il mondo non umano sarebbe al servizio e a disposizione dell'umanita'. La maggior parte di noi non ha mai messo veramente in discussione questa logica. Sembra scontato considerare l'umanita' come qualcosa di superiore o separato dal resto della comunità terrestre. Pensiamo di avere il diritto di sfruttare la Terra, anche se questo danneggia o annienta le altre specie. Alcuni sostengono che possiamo essere antropocentrici e allo stesso tempo salvaguardare le altre forme di vita; anzi, è ovvio che per poter preservare la specia umana bisogna proteggere almeno una parte della natura. Ma sorge spontanea una domanda e cioè quanta natura deve essere preservata, e quali specie possiamo permetterci di perdere. E' un ragionamento che porta su una brutta china, rischiando di distruggere l'umanita insieme con altri membri della comunità terrestre. Peraltro, quel tanto che basta per la sopravvivenza dell'uomo potrebbe non essere sufficente per alimentare l'amore, la bellezza e lo spirito. Secondo lo storico culturale ed ecologo (o "geologo") Thomas Berry (1914-2009) l'evoluzione umana si sarebbe potuta verificare solo in un pianeta bello come il nostro. La bellezza della Terra e' dunque essenziale per preservare ciò che c'e' di più prezioso nell'umanita'. Forse anche alcune di queste argomentazioni possono sembrare antropocentriche. D'altra parte, dire che gli esseri umani hanno "bisogno" delle altre specie‎, nel senso più ampio del termine, significa ammettere che siamo interconnessi con tutte le forma di vita. In definitiva, pero', come spiega Warwick Fox, l'antropocentrismo e' irrazionale e limitante perché: 1- Non è coerente con la realtà scientifica. Ne' il nostro pianeta ne' l'umanita' si possono considerare il centro dell'universo. La biosfera costituisce un tutto dinamico in cui gli esseri umani sono interdipendenti con tutte le altre specie. Ne' ci possiamo ritenere i sovrani della creazione: l'evoluzione e' una realtà ramificata, non una piramide gerarchica. 2- I comportamenti che esso ha generato si sono rivelati disastrosi: ci hanno fatto distruggere intere specie ed ecosistemi a ritmi vertiginosi sin dai tempi della catastrofe cosmica che provocò la scomparsa dei dinosauri. 3- Non è una posizione logica, poiché non esiste alcuna divisione netta tra noi e le altre specie, ne' da un punto di vista evolutivo ne' da un punto di vista fisico. Persino il nostro corpo e' una comunità simbiotica: e' composto quasi per la metà di altri organismi come i lieviti e gli enterobatteri dell'intestino, che ci aiutano a metabolizzare il cibo e a produrre vitamine essenziali. 4- E' moralmente opinabile perché non si accorda con un atteggiamento aperto verso l'esperienza. In sostanza è una posizione egoistica che ci intrappola in un inganno, rendendoci ciechi alla verità. Se l'antropocentrismo può sembrare "naturale", esso però nega la visione ecologica secondo cui gli esseri umani sono profondamente legati all'intera rete della vita e da essa dipendono. Non possiamo esistere senza la Terra: facciamo parte di un tutto più grande. Non esiste un "ambiente" al di fuori di noi. Scambiamo continuamente materia con il mondo circostante, immettendovi ossigeno, acqua e sostanze nutritive che prima facevano parte di altre creature. Tutte le forme viventi del pianeta condividono lo stesso meccanismo di codificazione genetica. Gli altri esseri viventi sono nostri "parenti". Siamo dunque chiamati ad abbandonare la prospettiva antropocentrica per abbracciare una "biocentrica" o "ecocentrica". L'antropocentrismo e' invece una mentalità essenzialmente egocentrica. Abbiamo il dovere di migliorare l'empatia con le creature viventi e persino con il terreno, con l'aria e con l'acqua, che fanno parte di noi.

UN'ALTERNATIVA ANTROPOARMONICA ‎Stephen Scharper (1997) propone un'alternativa alla mentalità antropoancentrica la mentalità "antropoarmonica". Invece di "conquistare la natura", gli esseri umani devono sviluppare e progredire in armonia con l'ecosfera. Con questo non si vuole negare che l'umanita' sia in qualche modo unica: al contrario, dovremmo onorare questa unicità riconoscendo la nostra interdipendenza con le altre creature. Ne' significa che gli uomini non possono in nessun caso uccidere altre forme di vita: non c'e' modo di sopravvivere senza consumare altri organismi. Vivere secondo l'etica antropoarmonica significa invece sviluppare profondi rispetto e amore per la vita nel suo complesso: significa smettere di dominare, manipolare, divorare e inquinare la Terra come se fosse di nostra proprietà; significa consumare solo ciò che è necessario per una vita dignitosa e sana (ponendo fine così all'accumulazione illimitata).  Arne Naess afferma che l'ecologia profonda ci richiama in ultima analisi a riflettere su ciò che significa essere umani. Non si tratta di negare la nostra identità - il nostro ruolo straordinario nella costante evoluzione della Terra - ma piuttosto di inquadrarla nel contesto più ampio del "Se' ecologico". Questo cambio di prospettiva deve andare oltre la mera accettazione intellettuale, per permeare ogni aspetto del nostro essere e delle nostre azioni. In particolare, l'ecologia profonda richiama gli uomini a mettere da parte la brama di possesso, di consumo e di dominio, perché questo cammino non potrà mai portare all'autentica realizzazione dell'umanita'. Al contrario dobbiamo cercare la sicurezza, l'amore e la comunità nell'armonia con l'intera ecosfera. La conversione a una nuova etica e' una sfida molto impegnativa, ma è l'unica che possa garantire all'umanita' uno stile di vita davvero appagante. ‎

don_chisciotte
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Una persona con cui sono entrato in contatto di recente per questioni personali ha creduto di conoscere/interpretare il mio modo di essere conseguentemente ad alcuni miei comportamenti. Così dopo qualche tempo ha pensato di propormi l'acquisto di uno speciale olio naturale per la cura del corpo visto che aveva notato la mia particolare attenzione, secondo lui, al tema "salute e benessere". Così ho dovuto spiegare a questa persona che il mio concetto di "salute e benessere" e' molto lontano da quanto generalmente inteso dalla maggior parte delle persone. Per me "salute e benessere" significa (per fare alcuni esempi): fare sport (non motorizzati e senza andare in palestra), inquinare il meno possibile (quindi per esempio  limitare gli acquisti superflui, non utilizzare prodotti di cosmetica limitandomi al dentrificio e ad un sapone neutro), bere acqua potabilissima (...e gratuita) da rubinetti e fontane, non guardare la TV (e quindi non averla per una maggiore salute e libertà mentale), non farsi influenzare da pubblicità, mode e luoghi comuni. Ed ancora leggere e studiare di vari argomenti, scrivere, ascoltare musica, avere una vita sociale senza troppi eccessi ma non fancedomi mancare nulla di ciò che mi fa stare bene (senza documentare nulla a livello di foto della mia vita sociale sui social network per non sottrarre tempo prezioso alla mia vita ed a quella degli altri)). Ed in generale praticare azioni a favore dell'ambiente limitando il mio impatto personale su quest'utlimo.‎ Credo che tutto ciò, finché Dio vorrà, mi  dia la salute fisica e mentale che la maggior parte di noi rincorre attraverso l'uso di prodotti farmaceutici integrativi. Inoltre produce benessere al mio stato mentale e mi da' soddisfazione per tutto ciò che, nel mio piccolo,  ‎faccio a favore dell'ambiente.‎‎ Quindi, per essere ancora più chiari, per me "salute e benessere" non significa andare a passare il weekend nella beauty farm, farmi i trattamenti nella SPA, acquistare prodotti di bellezza, etc Questo è il mio personale e diverso concetto ‎di salute e benessere che credo sia perfettamente in linea con il contenuto di questa Buona Pratica e che spero possa riguardare o interessare e coinvolgere altre persone. ‎

don_chisciotte
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Ho trovato una corrispondenza con questa Buona Pratica leggendo il libro di Lenoardo Boff e Mark Hathaway, Il Tao della Liberazione. Secondo una concezione degli indigeni navajo del sudovest degli Stati Uniti, la spiritualità e' concepita in termini di Via della Bellezza. Un'etica basata sul pensare bei pensieri, su un linguaggio fatto di belle parole e su azioni belle e' un etica che davvero mira alla promozione dell'armonia e di relazioni eque. Inoltre, un siffatto modo di essere nasce non dalla forza di volontà ma dall'ampliamento del nostro senso dell'io fino ad abbracciare la bellezza che ci circonda e a entrare in sintonia con essa, in modo da diventare noi stessi parte dell'espressione di questa bellezza. Così facendo, veniamo guidati dal desiderio di accrescere la bellezza della Terra, di conservare l'armonia e di dar vita a relazioni eque. Agiremo quindi naturalmente in accordo con l'etica ecologica. Il filosofo Immanuel Kant osserva che, quando siamo guidati da una morale del "dovere", non troviamo piacere nel bene ma lo consideriamo un fardello. Di contro, l'etica basata sulla creazione ed il sostegno della bellezza rende l'azione giusta qualcosa di allettante e persino di gioioso. La morale del dovere si basa sul senso di colpa che, come abbiamo visto, tende a paralizzare più che a motivare. Il suo contraltare, l'etica della bellezza, si basa sulla seduzione sulla passione. Come osserva Jim Conlon, quando siamo "adescati, sedotti, incantati da una passione o proviamo desiderio o attrazione per la bellezza [...], qualcosa erompe e muta. Viviamo la sensazione di essere attratti e avvolti dall'energia dell'universo" (1994) o di essere coinvolti nel Tao stesso. E' un tipo di etica che può rappresentare la guarigione del nostro pianeta. Brian Swimme (1997) sostiene che dobbiamo creare "una cultura che ci renda capaci di compiere atti virtuosi con gioia". Non solo l'etica, ma la sfida stessa di reinventare completamente l'uomo richiede visione e passione. Non realizzeremo i cambiamenti di cui abbiamo bisogno coltivando il senso di colpa o costringendo gli individui ad agire. E' vero, dobbiamo riconoscere la gravità della situazione che abbiamo di fronte ma alla fine saremo in grado di reinventare l'umanità solo se con passione ci lasceremo attrarre da un nuovo modo di vivere nel mondo, se avvertiremo una forte attrazione nella creazione di un'era "ECOZOICA". Bellezza, stupore e meraviglia, insieme ad un profondo amore verso tutti gli esseri viventi, devono essere le principali fonti di energia nella lotta futura. Solo se comprenderemo ‎il nostro ruolo all'interno del più ampio fine del cosmo potremo operare questa transizione. Si tratta di una sfida immensa, ma anche eccitante e vivificante. Inoltre, se riusciremo ad imparare ad avere fiducia nel cosmo, a intuire il Tao che sta al cuore di tutto, potremo aprire la strada a un'energia più grande di quanto mai prima d'ora abbiamo potuto immaginare.

gretagolia_granitas
gretagolia_granitas

Sì che ti sei spiegato. Allora mi posso reputare una best practices addicted. Diciamolo non posso farne a meno :)

don_chisciotte
don_chisciotte

...meno male! Tu pero' mica tanto, con quelle tre "parolacce" in inglese che ho dovuto interpretare. Vedi che questa Buona Pratica e' gia' diventata per te un bisogno irrinunciabile. Ciao!!!

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